È giunta l’ora di unirsi e alzare la voce, farsi sentire, per ottenere risposte concrete. Essendo la Regione con meno contagi in Italia, bisognerebbe valutare questo vantaggio e se è possibile sfruttarlo per poter ripartire subito.
Ripartire è la parola d’ordine per il Paese, per l’ippica ma soprattutto, per ciò che più ci riguarda, per l’ippica sarda. Aspettare il totale azzeramento dei contagi per riprendere le attività lasciate in sospeso dall’8 marzo u.s. non è una via percorribile se controbilanciamo gli altri interessi in gioco, ugualmente garantiti come quello alla salute. Ritengo pertanto che iniziare oggi o ad Agosto/Settembre cambierebbe ben poco, perché comunque non sarà facile debellare al 100% il Covid-19. È arrivato invece il momento di prendere consapevolezza del fatto che bisogna abituarsi all’idea di convivere con il virus, almeno fino a quando non sarà messo a punto e rilasciato un vaccino idoneo a immunizzarci, fino ad allora dovremo fare i conti con esso e cercare di ripartire pur con tutti i limiti conseguenti: Una cosa è certa, attendere, procrastinare e stare immobili non serve a niente, così non si può andare avanti.
Ripartire non significa a fatto sottovalutare la cosa o essere insensibili al problema, anzi, se ci fosse la possibilità di ripartire, le gestioni degli Ippodromi di Chilivani, Sassari e Villacidro si faranno trovare pronte all’emergenza, adeguandosi ai dovuti cambiamenti, che a questo punto sembrano inevitabili. Cambiamenti e modifiche agli impianti garantirebbero la messa in sicurezza di tutti gli addetti ai lavori e sarebbero le giuste premesse per permettere lo svolgimento delle corse. Prioritaria e indispensabile sarà la tutela dei fantini, i quali incorrono in rischi maggiori per via dello stretto contatto fisico a cui sono soggetti dal momento della corsa, della sala bilance fino agli spogliatoi. Si aggiunga poi che operatori, funzionari, commissari e tutte le altre figure necessarie nel loro ruolo dovranno essere messe nelle condizioni di lavorare in piena sicurezza per sé e per gli altri.
L’ippica Sarda arrivati a questo punto si deve riunire, compattare e inviare una richiesta esplicita e particolareggiata al Ministero in cui siano presenti tutte le istanze del comparto. Utilizzare un tono autoritario, sfruttare tutti i vantaggi che si ha disposizione sono modalità concesse laddove ci fosse un minimo spiraglio per poter riprendere le corse seppur a porte chiuse.
Chi lo deve fare? Tutti coloro che hanno interessi a riprendere le attività sportive, dalle gestioni ai fantini e allenatori in primis, magari istituendo un Comitato di Rappresentanza dell’ippica Sarda. Seguiti e supportati da: artieri che operano presso gli Ippodromi e fuori, maniscalchi abilitati, dipendenti degli ippodromi, veterinari, giudici, sono tutte quelle professioni che mandano avanti l’ippica e fanno parte del comparto economico. Senza dimenticare le attività esterne come autotrasportatori, produttori e rivenditori di fieno, mangimi, negozi zootecnici, sellerie, finimenti, attrezzature e abbigliamento. In Sardegna si calcolano 5.000 lavoratori che operano nel settore.
Perché bisogna fare qualcosa subito? Per tutelare chi finanzia l’ippica, ovvero il proprietario e l’allevatore. Si perché i proprietari sono l’ancora di salvezza in questo momento così complicato, a loro gli si chiede pazienza, ma siamo a maggio e qualche domanda iniziano a farsela. L’ippica Sarda oggi ha circa 300 cavalli in allenamento, che a differenza di altri sport non si sono mai fermati, continuando quotidianamente la preparazione in vista della nuova stagione, di fatto mentendo saldo il comparto. Il rischio è quello di svilire ulteriormente chi pratica questo sport esclusivamente per passione, senza inseguire il dio denaro. Ma la passione va mantenuta viva ed è proprio per questo che bisogna fare qualcosa, subito, prima di subito, lanciare un segnale per ottenere quelle risposte che l’ippica aspetta da un mese e che ancora di risposte concrete non ce ne sono state. Risposte che io stesso non posso dare a chi quotidianamente mi chiede la data della ripresa e che io purtroppo non posso dare.
Chi può intervenire e dare manforte? La Regione Sardegna e i politici attuali devono impegnarsi (laddove fosse possibile) a far ripartire il sistema delle corse in Sardegna. Fare leva sul fatto che come Regione abbiamo tra i più basso numero di contagiati in Italia, sul fatto che come Isola possiamo essere più avvantaggiati logisticamente rispetto ad altre, farsi sentire perché comunque la Sardegna è una delle poche Regioni in Italia che finanzia con denaro pubblico le corse da circa 7 anni. È questo è molto di più di un dettaglio. Se in Francia hanno fortemente voluto che si riprendesse dal prossimo ’11 Maggio, con il prezioso supporto dei Ministri competenti, nonostante abbiano fermato il Calcio fino a Settembre, non vedo perchè in Sardegna o in Italia o per meglio dire nelle Regioni meno a rischio non possa accadere lo stesso.
Esattamente come due anni fa bisogna nuovamente affrontare una battaglia, bisogna farlo con massima attenzione e con le giuste competenze per fare in modo che venga in ogni caso messa al primo posto la salute di tutti. Sono sicuro che farsi sentire sarà più utile di stare in silenzio.
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