Milano come Pisa, Sassari e Livorno, il dramma dell’ippica italiana..

Da nord a sud un anno nero per le piste in erba di San Rossore, Sassari e ora pure San Siro, poi Livorno che non è neanche partito.

Fa notizia, anzi fa parecchio rumore la sospensione del primo convegno della stagione autunnale 2021 in programma all’ippodromo di San Siro. Ancora una volta il problema è la pista, incredibilmente quella di San Siro, quella di pista grande, gli 800 metri della verità e tutto il resto, a tratti è oggi gravemente danneggiato dall’invasione dalle larve della Popillia Japonica. Un maledetto parassita che ha infestato e distrutto alcune parti del manto erboso, creando delle vere e proprie buche. Per ovviare al problema, si era optato per dirottare le corse sulla pista circolare e sfruttare la parte interna della pista dritta per le prove riservate ai velocisti. Soluzione però subito abortita dopo solo due corse, con la decisione unanime da parte dei fantini e i commissari di gara di sospendere il convegno. Una presa di posizione motivata dalla pericolosità della pista circolare, ritenuta scivolosa in certi tratti del percorso. Un film già visto a Sassari lo scorso 02 Luglio, anche in quell’occasione fantini e commissari di gara decisero di sospendere la giornata dopo la prima corsa, al termine di un sopralluogo che evidenziò alcune criticità legate al manto erboso e fu inevitabile interrompere le corse.

È giusto precisare che le due vicende sono ben diverse seppur con lo stesso finale, la pista di San Siro è stata vittima di questo parassita che rapidamente ha fatto i suoi danni, non dando la possibilità agli addetti ai lavori di ripristinare in modo celere la pista. Ma la domanda che tutti si fanno è “si poteva prevenire ed evitare tutto ciò”? Si, no, forse, può darsi. L’unica verità agli occhi di tutti è che si è iniziato con i drammatici eventi di San Rossore, con la conseguente chiusura anticipata della stagione. Motivo? Pista scivolosa, ritenuta pericolosa e inagibile da parte dei fantini o meglio l’associazione di categoria. Idem a Sassari, dove il tracciato è stato giudicato non idoneo ad ospitare le corse dei cavalli, dopo l’ispezione ministeriale avvenuta 28 giorni dopo la sospensione delle corse. Seppur diversa, anche la tanto chiacchierata riapertura dell’Ippodromo Ceprilli di Livorno, al momento è rimasta al palo. Motivo? Sempre lo stesso, pista ritenuta pericolosa prima dai Fantini e poi dagli Allenatori.

Quattro vicende diverse tra loro, ma con un finale analogo e soprattutto amaro per tutti gli operatori del settore, che si vedono sconfitti e abbandonati anche in questa situazione di grave disagio, da uno stato e da una politica che da tempo poco tutela questo sport. Ormai da più di un decennio l’ippica italiana è in una costante fase decadente, dai drastici tagli dei montepremi e al ritardo insensato dei pagamenti dei premi al traguardo. Ogni anno ce n’è una, ogni anno si vive la stagione con l’acqua alla gola ed solo la passione smisurata di allevatori e proprietari, ai quali si aggiungono quei pochi scommettitori(queste 3 figure sono la linfa vitale delle corse dei cavalli), restano i veri finanziatori di uno sport e di un mondo che anno dopo anno perde certezze e protagonisti.

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